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Nato da un progetto del settimanale londinese The Economist, citato da numerose riviste italiane, rivisitato e aggiornato da una società immobiliare britannica. Il Green City Index classifica la sostenibilità delle città europee in funzione del numero di aree verdi presenti sul territorio urbano. Può un numero essere sufficiente per valutare il verde di una città?
Un indice per decidere la classifica delle città europee più impegnate ad “aprire la strada agli spazi verdi”. Così viene presentato il report pubblicato lo scorso mese da ‘Essential Living’, nota società britannica che si occupa di affitto di proprietà immobiliari.
Il documento presenta la classifica dei quartieri londinesi e delle città inglesi ed europee più verdi ed elenca le città più inquinate, utilizzando dati pubblici non ben specificati su elementi come la qualità dell’aria, la qualità della vita, l’aspettativa di vita e gli spazi verdi.
L’idea nasce da una versione rivisitata di un progetto di ricerca del 2009, condotto dall’ Intelligence Unit del settimanale socio-politico ‘The Economist’ e destinato a classificare le 30 città europee più sostenibili in termini di qualità dell’aria, efficienza dei trasporti e, più in generale, di governance territoriale e ambientale.
Da allora l’indice è stato notevolmente ridotto e semplificato, ottenendo dei risultati tanto più facili da elaborare e comprendere, quanto più approssimativi in termini di integrità ed attendibilità.
Più nello specifico il Green City Index, così come presentato nel report pubblicato il 19 agosto (https://www.essentialliving.co.uk/blog/the-greenest-cities-mapped/), è stato calcolato a partire dalla presenza di sei tipologie di verde cittadino, due delle quali conteggiate insieme: parchi e giardini, aree naturali, parchi giochi, corpi d’acqua e foreste. Ad ognuna di queste categorie, in base al numero di aree disponibili, è stato assegnato un valore da zero a dieci, per un punteggio massimo di 60.
Scopriamo così che Parigi, grazie ai numerosi progetti di autostrade urbane convertite in passeggiate, parchi giochi e specchi d’acqua, risulta la città più impegnata sul fronte dell’incremento delle aree verdi, con un punteggio complessivo di 40 e fino a 20 punto per la categoria parchi e giardini. Segue la città di Amsterdam che viene premiata con un voto di 37 per la disponibilità di aree verdi distribuite di tutte le tipologie.
Al terzo posto, con 36 punti, troviamo Roma che insieme a Milano (quinto posto con 34 punti), primeggia nella classifica parziale delle aree naturali.
Nonostante il valore piuttosto basso di parchi e giardini con cui la capitale francese ha nettamente distanziato le altre città europee, a livello generale la differenza di punteggio tra le prime classificate e le città italiane non è particolarmente notevole.
Questo panorama lusinghiero, tuttavia, non fa i conti con una serie di fattori correlati all’effettiva fruibilità degli spazi conteggiati, alla manutenzione delle aree, nonché alla raggiungibilità degli elementi considerati nel punteggio totale.
Nelle 1.569 aree verdi di Roma censite dal Dipartimento Tutela Ambientale, attualmente si conteggiano 50 mila pini a rischio abbattimento a causa della cocciniglia tartarugata, 66 aree inaccessibili per interventi di manutenzione e un patrimonio di aree gioco interdetto a causa dell’impossibilità di sottoporre gli spazi al piano di sanificazione post- Covid.
Quasi 43 milioni di mq di spazi verdi sono un potenziale ambientale, storico e culturale notevole da cui partire per costruire una città green, a misura di abitante. La gestione integrata dei servizi pubblici, d’altro canto, è strumento essenziale perché i 349,4 mq di verde urbano pro-capite possano diventare uno spazio vissuto, goduto e condiviso quotidianamente da ogni cittadino.