Le conseguenze del riscaldamento globale sul mondo del lavoro

Le conseguenze del riscaldamento globale sul mondo del lavoro

9 Febbraio 2022

Corrado Fierro ©️ www.corradofierro.it

Con il verificarsi sempre più frequente delle ondate di calore, è a rischio la salute dei lavoratori e si riducono le ore complessive di lavoro nel mondo.

Secondo il ricercatore di scienze del clima Luke Parsons, ogni anno, per via del caldo intenso, si perdono quasi 650 miliardi di ore di lavoro nell’ambito delle attività agricole, forestali, di pesca o di costruzione. I risultati dello studio pubblicato sulla rivista specializzata Environmental Research Letters, sono stati ottenuti combinando i valori di temperatura, umidità e radiazioni registrati a livello globale, con i dati aggregati Lancet, relativi all’impatto del cambiamento climatico sulla salute pubblica. Come è noto, quando la temperatura ambientale supera i 38°C l’organismo umano riduce il calore corporeo attraverso la sudorazione. Un alto tasso di umidità relativa nell’ambiente, tuttavia, può ostacolare sensibilmente il processo di smaltimento del calore in eccesso, provocando un aumento della temperatura corporea e di quella percepita. Quando si verificano condizioni ambientali di questo tipo, dunque, è fondamentale limitare le attività fisiche più gravose, soprattutto per chi lavora all’aperto, pena un enorme rischio per la propria salute.

Tra il 2001 e il 2020, episodi di ondate di calore ed elevati tassi di umidità si sono presentati con una frequenza tale da provocare una perdita di ore di lavoro paragonabile solo a quella registrata durante i mesi di lockdown. 

Secondo i dati presentati, questi fenomeni estremi ripetuti sono costati 2.100 miliardi di dollari all’anno, pari a 1.870 miliardi in euro circa. L’Asia è di gran lunga il continente più colpito. Con il 40% della popolazione impiegata sui campi, in India si sono registrate perdite per un totale di 149 miliardi di ore lavoro ed un calo del 7% del PIL nazionale, mentre in Indonesia si sono perse 25 miliardi di ore di lavoro. Anche nei paesi più industrializzati i numeri sono considerevoli. In Cina la perdita di 49 miliardi di ore lavorate è costata un calo del PIL di circa l,13%, negli Stati Uniti dello 0,5% e dello 0,1% in Francia.
I dati sulle perdite economiche e produttive mondiali non sono i soli effetti preoccupanti del surriscaldamento globale.
L’ultimo rapporto dell’IPCC, presentato ad agosto 2021, è stato definito un “allarme rosso per l’umanità“. Il resoconto prevede che le ondate di caldo siano destinate a moltiplicarsi e, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, nei prossimi anni una vittima su tre sarà causata dal caldo.
Rispetto al 2017. il numero globale di ore perse a causa del caldo è cresciuto del 9%. Secondo gli esperti, questo rivela che un innalzamento relativamente modesto della temperatura media (+0,5°C nel periodo studiato) può avere conseguenze importanti sul lavoro, sull’economia e sulla salute delle persone, soprattutto per chi svolge la propria attività lavorativa all’aperto.
Alcune professioni stanno già adattando i loro orari di lavoro. È il caso della Francia, dove i cantieri notturni sono sempre più frequenti dall’ondata di caldo del 2003 o in California dove dal 2020 sono stati istituiti protocolli di sicurezza sul lavoro per lo svolgimento delle attività di raccolta di frutta durante le ore notturne.

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